Normalità liquida

"Perché quel procedere nella malattia è un viaggio, una discesa per essere di nuovo alla luce del giorno." (Artaud

In questo articolo vorrei presentare un'altra possibile via d'uscita dalla malattia mentale e in particolare mi interessa proporre un nuovo concetto di normalità, dopo che da tempo è caduto il vecchio concetto della normalità standardizzata e della malattia come pura variazione da questo standard.

 

Prenderò come esempio uno schizofrenico come Artaud, non per dire che sia guarito o che non era malato ma solo diversamente sano, ma come esempio di malato di mente e per la sua esperienza in Messico con i Tarahumara.

Il percorso di cui vorrei parlare è esattamente quello contenuto nella frase di Artaud, frase che ho trovato nel suo scritto: Al paese dei Tarahumara.

Da un lato si tratta di intravedere un altro percorso di guarigione che veda lo sprofondare nella malattia e in se stessi come prima tappa per poi un ritorno alla luce, dall'altro contrapporre la figura dello stregone o dello sciamano a quella dello psicoanalista.

In particolare trovo sensato comparare questa frase di Artaud con quanto dice Jung sulla simbologia dell'acqua e il discorso di Hillmann sul sogno e il mondo infero.

Jung, ad esempio, quando parla di archetipi, afferma che l'archetipo dell'acqua è uno dei più ricorrenti.

Nello specifico questo archetipo si riferirebbe all'inconscio. L'acqua, secondo Jung, non sarebbe altro che lo spirito che diventa inconscio.

In questo senso qualcosa che è cosciente diventa inconscio e quindi sprofonda come in un lago.

L'immagine del lago è caratteristica perché proprio questa sta per l'inconscio o comunque può essere uno dei suoi simboli onirici.

Sul fondo del lago stanno i contenuti e i tesori dell'inconscio, questi tesori sono giocattoli forse anche pericolosi: quando qualcosa dal lago ci attrae se noi ne siamo colpiti questo può diventare numinoso.

Il Numen è quasi un'energia divina inconscia, qualsiasi cosa abbia mai venerato l'uomo è perché questa gli era numinosa, per questo Jung dice che l'uomo ha fatto gli dei ed essi non erano altro che immagini dei suoi archetipi inconsci.

L'uomo avvicinandosi all'acqua e al lago vede l'immagine di sé specchiarsi in questo, ma questa non è altro che una maschera, perché il vero sé è sotto le acque.

Ad ogni modo il primo specchiarsi può essere già riferito al fenomeno del narcisismo, fenomeno molto importante nella psicoanalisi, in particolare in quella freudiana.

Freud distingueva due tipi di narcisismo: il primo narcisismo è detto primario, in questo il desiderio trova il suo oggetto in sé medesimo o si può dire che la libido dell'Es confluisce nell'oggetto come libido oggettuale; la seconda forma di narcisismo, detto narcisismo secondario, invece ha a che fare con un desiderio che manca sempre il suo oggetto o in altri termini la libido dell'Es confluisce nell'Io come libido narcisista, questo fenomeno è chiamato da Freud: sublimazione.

Nella prima forma di narcisismo siamo già perduti nelle acque del lago, nell'altra ci limitiamo a specchiarci in esso.

È questa tentazione di volersi e annegare nel lago, come capita a Narciso, che, sopratutto per un freudiano come Lacan, costituisce il motivo della malattia e la sua possibilità.

Così Lacan direbbe che nel secondo narcisismo noi siamo al di qua dello specchio, nel primo narcisismo oltrepassiamo lo specchio e vediamo l'altro mondo al di là di esso.

Artaud è uno che ha passato lo specchio e nei suoi scritti con il suo linguaggio delirante e malato può raccontarci cosa c'è dall'altra parte, cosa c'è in quel buco nero da dove pochi fanno ritorno.

Artaud è disceso nelle tenebre, nel mondo inferno del sogno, diventato poi la sua vita reale.

Nel "Il sogno e il mondo infero" James Hillmann descrive il mondo dell'inconscio come un mondo sotterraneo rispetto a quello della veglia, mentre quello della veglia o la coscienza forse è solo quel poco che viene a galla da quelle acque di cui parlavo prima, il mondo dell'inconscio è tutto ciò che vi è sotto, ma è anche ciò che spiega come quella piccola parte di contenuti sia venuta in superficie e parla delle cause remote dell'uomo.

Nella sua immagine del lago, della discesa, Jung immaginava questa come la malattia mentale e come presupposto di una ascensione successiva, trovata nell'immagine della montagna.

Il percorso ricorda tanto quello di Dante che prima passa per l'Inferno, molto prima di vedere il Paradiso; il nostro percorso prevede quindi una discesa totale nel lago e poi una montagna dalla parte opposta del lago da salire, dalle tenebre alla luce.

Da questo punto di vista è interessante quello scritto che Artaud scrive a André Gaillard, il quale porta il titolo: Frammenti d'un diario d'inferno, in cui descrive la sua malattia.

Antonin Artaud è schizofrenico. In questo scritto Artaud dice di mancare di una coscienza unitaria, di sentirsi come se fosse al di qua della stessa coscienza, nel senso che il suo pensiero spesso non è più quello cosciente e si lamenta del fatto che non sia in grado di comandare il proprio spirito, semplicemente ne è vittima.

C'è un dolore molto forte che lo affligge, questo dolore non è semplicemente un dolore interiore, magari derivato dalla forte sensazione di essere solo la marionetta di un inconscio, di sentirsi perseguitato, Artaud si lamenta proprio di un dolore fisico, di un corpo che sembra fuori controllo.

Ovviamente questo può essere inteso in due sensi: o nel senso di Recalcati: degli organi ribelli, o nel senso di Deleuze: del corpo organizzato, da cui vengono due concetti: nel primo caso quello di organi senza corpo e nel secondo caso di corpo senza organi (un concetto che ha origine proprio con Artaud e che riprende più tardi Deleuze).

Artaud per farsi capire dice: immaginatevi che l'uomo sia un cerchio, al centro vi è questo spirito, lo spirito dell'uomo è il suo pensiero: la mente, questo spirito è guidato da fili che lo spostano da una parte all'altra del cerchio: i fili dell'inconscio.

Questo è un testamento di chi ha visto le profondità di quel lago, di chi è andato al di là dello specchio.

Così Artaud dice 

"Sono sulla luna come altri sono sul loro balcone. Partecipo della gravitazione planetaria nelle fenditure del mio spirito." 

Ma come nasce l'idea della medicalizzazione della malattia mentale?

Certo perché la malattia mentale come stato alterato non è sicuramente invenzione dell'uomo, ma la malattia come "etichetta" di "a-normale" rispetto ad una presunta normalità, nel senso dell'essere conformi alla norma, è veramente un'invenzione dell'uomo, in quanto presuppone la costruzione di un concetto di normalità che possa essere condiviso almeno dalla maggioranza.

Un concetto di normalità in senso psicoanalitico va rintracciato nella psicoanalisi di Freud.

Per capire meglio la teoria freudiana nella sua evoluzione e per non dover parlare di tutto questo autore, visto che vi è molto altro da dire, anche su altri protagonisti, intendo dividere semplicemente il pensiero di Freud in due modelli: il primo modello è quello del Traumdeutung, ovvero il modello presente nell'opera sui sogni che prevede tre elementi nella costituzione psichica dell'uomo: coscienza, inconscio e pre-conscio; un altro modello è quello dell'opera Ich und Es dove Freud distingue nell'uomo l'Io, l'Es e il Super-Io.

Nel primo modello l'Io è rappresentato come la coscienza, il pre-conscio sono tutti quei contenuti che sono divenuti coscienti e successivamente rimossi, mentre l'inconscio rappresenta i vari contenuti mai venuti coscienti.

Quindi Freud immagina un modello ai cui estremi stanno il centro motorio e dall'altra parte quello di percezione.

Verso il centro motorio si collocano la coscienza e il pre-conscio, mentre mano a mano che ci si sposta verso il centro di percezione, ci si trova nel pieno inconscio.

Il sogno in questo senso funziona in questo modo: c'è prima un fenomeno di regressione per cui l'energia psichica si sposta verso il centro di percezione, quindi nell'inconscio, diventando allucinazione o meglio facendoci sembrare il sogno come reale; in questo fenomeno un desiderio si manifesta e si condensa come necessità ed angoscia, insomma come bisogno da soddisfare; quando il desiderio è appagato all'interno del sogno (il sogno per Freud consiste sempre in un appagamento di desiderio), in quel caso l'energia si scarica muovendosi verso il centro motorio, ma può capitare che la persona non si svegli perché proprio quando l'energia muove verso la coscienza in mezzo stia la censura come blocco e in ogni caso Freud afferma che durante il sogno la coscienza è concentrata nel suo desiderio di dormire.

Il problema di questo modello è il fatto per cui non sarebbe chiaro se sia la coscienza a mettere piede nell'inconscio o l'inconscio diventi cosciente, per esempio nel caso in cui si prenda coscienza di qualcosa, come accade nel sogno lucido: il sogno diventato cosciente, spiegato da Freud come fenomeno di "elaborazione secondaria".

Nell'altro modello si cerca di risolvere il problema in questo modo: l'Io è inteso come il complesso di pre-conscio e coscienza (quindi non più solo coscienza), così la domanda non è più: com'è che qualcosa diventa cosciente? Ma: com'è che qualcosa diventa pre-conscio?.

Come si sarà notato, nel secondo modello di Freud, ci sono altri due elementi: il Super-Io e l'Es, questi due elementi rappresentano due parti dell'inconscio.

Si può spiegare benissimo questo modello secondo il complesso di Epido, in questo modo: il bambino, come soggetto Es, desidera la madre (oggetto del desiderio, libido dell'Es che trova il suo oggetto, narcisismo primario), questo desiderio è impedito dal padre che minaccia il bambino di castrazione; il bambino entra in conflitto con il padre per il controllo della madre e in questo conflitto prima lo uccide simbolicamente e poi lo introietta come figura modello pentitosi della sua azione (il padre in questo senso rappresenta il Super-Io, quando viene introiettato si forma il Super-Io nel soggetto del bambino e in questo caso si ha il narcisismo secondario, la libido narcisistica).

Secondo Freud l'aver superato il complesso di Edipo è il discrimine per potersi affermare persone sane, non aver superato il complesso di Edipo comporta le malattie mentali.

Ovviamente le malattie sono molte, quindi la spiegazione non può essere ridotta a questo.

Freud in realtà per spiegare l'origine delle malattie mentali descrive tutta una complessa teoria sessuale divisa in varie fasi e definisce come "fissazione" il fenomeno nel quale un soggetto rimane bloccato ad una fase sessuale senza evolversi ulteriormente, lì si ha la malattia mentale e la sua tipologia dipende dalla fase a cui si è fissato il soggetto.

In primo luogo Freud distingue tre canali della sessualità: orale, anale e genitale.

In questa sequenza essi sono i vari livelli dello sviluppo sessuale, ma ognuno di questi livelli è diviso sempre in due tappe: ad esempio c'è una prima fase anale e una seconda.

Le malattie mentali dipendono dal fatto che un soggetto non ha attraversato tutte queste fasi, ma si è fissato su una di esse, non evolvendosi ulteriormente.

In particolare le fasi con le conseguenti malattie mentali sono queste: prima fase orale (maniaco depressivo), seconda fase orale (schizofrenia), prima fase anale (paranoia), seconda fase anale (psiconevrosi), prima fase genitale (isteria), seconda fase genitale (normalità).

Le prime tre malattie: maniaco depressivo, schizofrenia, paranoia sono considerate psicosi.

Le altre due: psiconevrosi e isteria, sono forme di nevrosi. Come spiegano Jung e Wilfried Bion, nella nevrosi il soggetto ha a che fare con dei contenuti che si sono separati dalla coscienza e che lui percepisce come scarti, il soggetto è palesemente in conflitto con questi contenuti inconsci, se però questi contenuti inconsci dovessero avere la meglio e il soggetto dovesse collassare, allora in quel caso si ha la psicosi.

Artaud era schizofrenico già all'età di tre anni, perciò non è facile dire quale sia la causa delle sua schizofrenia, ma come ha notato spesso Jung in Psicogenesi delle malattie mentali una delle cause ricorrenti delle malattie mentali è l'amore.

Si può dire che le uniche persone di cui si ha prova che sono state davvero innamorate sono proprio gli psicotici, in quanto hanno messo in gioco completamente il proprio Io sacrificandolo alla donna amata e di questo si ha una prova tangibile nel fatto che delirano sempre quella donna, mentre nei sani non si può conoscere la loro esperienza soggettiva di amore.

Inoltre l'amore delle persone sane è amore narcisistico, Freud parla spesso del fatto che secondo lui amare voglia dire soltanto "farsi amare", si ama la donna solo in quanto si ama se stessi nell'amore che la donna prova per noi, perché ci si sente esaltati dal punto di vista dell'Ego quando si è amati.

Il caso dello psicotico è completamente diverso da questo punto di vista, Jung spiega come un malato di mente possa esserlo diventato semplicemente perché è stato veramente innamorato in modo folle di una ragazza e non è stato ricambiato, uno scherzo del destino per cui lui passerà a delirare la donna in un manicomio e la sua donna amata sposerà un altro uomo.

Freud spiega bene il fenomeno dell'amore, infatti afferma che quando siamo veramente innamorati, noi mettiamo la nostra donna amata al posto del nostro stesso Super-Io, in quanto il Super-Io, non è altro che l'ideale di noi stessi, per cui la donna non sarebbe che il nostro ideale: la nostra donna dei sogni.

Potenziando e dando valore a questa donna, la donna che ha preso posto al Super-Io si trova su un piano superiore dell'Io stesso che si fa sempre più piccolo, se però l'amore è ricambiato l'Io poi torna sul piano del Super-Io, invece se non è ricambiato a seconda del caso potrebbe succedere che avvenga un collasso dell'Io.

Sono abbastanza convinto che il viaggio di Orfeo negli inferi e la sua Euridice che cerca di portare alla luce del mondo, in realtà non sia che la discesa di Orfeo nel suo inconscio dal quale con il delirio vorrebbe a mo' di proiezione allucinatoria portare fuori l'immagine della sua innamorata (Orfeo come psicotico?).

Oggi, nella nostra società dell'apparenza, dell'Ego, dell'amore come semplice seduzione, come fascino, dell'amore puramente animale, dell'amore senza "fall in love", senza mettersi in gioco, l'amore è forse quasi finito o non esiste più, è relegato a pura follia.

C'è tutta una letteratura su questo argomento in filosofia, in cui si condannano i siti di incontri e le agenzie matrimoniali come distruttori dell'amore come caso, come qualcosa di inspiegabile ed indeterminabile, queste agenzie e siti trattano l'amore come fosse una semplice questione di profili simili, come se si trattasse di compare merci in un super-mercato (trovare la ragazza giusta).

Cito alcuni libri sull'argomento: Eros in Agonia di Byung-Chul Han, Elogio all'amore di Alain Badiou e si trovano anche vari commenti su questo argomento sparpagliati nelle varie opere di Slavoj Žižek.

Tutto questo discorso di amore ci serve per introdurre la psicoanalisi di Lacan (tra l'altro Badiou e  Žižek si definiscono lacaniani), questo perché in Lacan è centrale la questione dell'amor cortese, una forma di corteggiamento non animale, non basata sul fascino e sull'inganno, solo che mentre per Lacan l'amor cortese significa l'impossibilità da parte dell'uomo di godere davvero della donna (il vuoto del Reale in noi), nell'antipsicoanalisi, per esempio in Deleuze, l'amor cortese diventa una forma di godimento prolungato (il godimento rimanda il piacere come sua fine, anche una piccola carezza può generare un orgasmo).

Lacan parte da Freud, dal secondo Freud, cercando di sforzarsi di introdurre l'Io nell'Es, per cui in questo caso l'Io non sarebbe più solo la coscienza e il pre-conscio, ma anche parte dell'inconscio.

Il modello di Lacan funziona in questo modo: abbiamo da un lato un Es e dall'altro un Io diviso; l'Io diviso è separato in due parti: un io (je) che è inserito nell'Es e dall'altra il me (moi) che non è altro che l'ideale dell'Io, dunque il Super-Io.

Questo me è anche l'oggetto del desiderio con cui l'Io si identifica nel narcisismo secondario o in quello che Lacan chiama: Stadio allo specchio. Da un lato il soggetto diviso: $, questo soggetto è je: S1, ma anche moi: S2, dall'altro l'oggetto del desiderio: piccolo oggetto a.

C'è un sistema per Lacan che è costituito da tre aspetti: il Simbolico, l'Immaginario e il Reale.

Il Simbolico è il significante, il senso, la metafora, il nome del padre; l'Immaginario è il significato, la metanonimia, il desiderio della madre.

Queste due sono come serie che arrivano in un punto paradossale dove la serie del Simbolico eccede rispetto a quella dell'Immaginario; questa eccedenza indica un elemento di senso, significante, che non trova significato, questo elemento è l'oggetto a del desiderio e questo piano è detto il Reale.

La castrazione secondo Lacan consiste semplicemente in questa spaccatura, così Lacan può applicare la castrazione anche alle donne.

L'Edipo, del resto, Lacan lo descrive in questo modo: immaginatevi la madre come un coccodrillo con le fauci aperte, il bambino o la bambina si trova in quelle fauci aperte, il padre è quel bastone che tiene aperte le fauci e fa si che non si chiudano (fauci aperte, il piano della spaccatura del Reale).

Secondo Lacan nel caso del normale il desiderio ruota attorno al suo oggetto senza mai appropriarsene, come se girasse in tondo intorno allo specchio, mentre invece il malato si appropria dell'oggetto, va oltre lo specchio.

Per Lacan l'uomo è portatore di una ferita (il sintomo), quando tenta di colmare questa ferita diventa malato di mente.

 Lacan  Per questo motivo si può dire che Lacan mette in discussione il concetto classico di normalità in quanto anche questa non è altro un'altra forma di nevrosi.

Paradossalmente siamo sani quando siamo feriti, ma siamo malati quando cerchiamo di guarire da questa ferita, questo è il problema dell'uomo.

Già Jung obbiettava a Freud il fatto che la guarigione non era mai completa, che tutti alla fine hanno la loro nevrosi, Freud compreso, ma Freud gli aveva detto che purtroppo era così, che non c'era una guarigione totale e tuttavia Jung non ha mai smesso di cercarla perché ci credeva. La sua vita, del resto, è costellata di fenomeni parapsicologici e fuori dal comune.

La psicoanalisi quindi non trova una strada per la normalità completa, ma forse perché la normalità è stata concepita male, forse si tratta solo di trovare una strada per diventare semplicemente se stessi in un modo tale da essere in armonia con se stessi, tenendo presente che la normalità si possa dire in molti modi e forse era proprio questo quello che voleva dire quel pazzo malato di Nietzsche.

La malattia è un viaggio ci diceva Artaud, un viaggio forse come quei viaggi astrali degli sciamani, un viaggio come quelli nei sogni di Castaneda, il viaggio di una danza spirituale ebbri di rum e peyote, il viaggio della possessione e della follia.

Ci sono diversi esempi di questi viaggi, che poi sono collegabili alla malattia mentale, anche in un senso di guarigione.

Vorrei qui parlare di tre casi: il primo è quello dei Tarahumara di Artaud, il secondo è quello di Castaneda nella lettura che ne fanno Deleuze e Guattari in Mille piani, il terzo deriva da un documentario girato in Nigeria sui riti di possessione: les maîtres fous.

Artaud è stato dai Trahumara, un popolo del Messico, un popolo che ancora è ancorato ai vecchi culti, di cui forse ha dimenticato già il loro significato originario, ma che comunque non hanno perso la loro potenza.

Artaud le aveva già provate quasi tutte, lo avevano rinchiuso in manicomio con la camicia di forza, gli avevo fatto l'elettro-schock al cervello convinti che la malattia fosse solo cerebrale (non hanno letto Jung, evidentemente), lo avevano imbottito e si imbottiva di laudano (medicina a base di oppiacei) perché almeno riuscisse a sopportare il suo dolore, dolore anche del corpo; insomma non poteva che provare anche questo: la salvezza tramite la stregoneria, un altro viaggio nel tentativo di trovare la luce.

Nel "Al paese dei Tarahumara" Atonin Artaud descrive perfettamente il rito che fece con il popolo del Messico: la danza del Peyotl. Gli stregoni si abbeverano di Tesguino, un liquore a base di mais. Nella danza del Peyotl ricorrono questi elementi: riti, preti, liquore (Tesguino), croci, specchi, raspe, giare. Alcuni preti del Ciguri fanno dondolare degli amuleti su Artaud, in seguito giungono gli stregoni accompagnati da donne e inservienti armati di croci.

Le donne si appoggiano ai bastoni, della legna viene fatta ardere in centro.

Le donne pestano il peyotl (pianta messicana dagli effetti allucinogeni), alcuni assistenti pestano in cerchio attorno al rogo, mentre due capretti offerti in sacrificio ardono in mezzo al fuoco.

Là dove sorge il sole sono disposte le dieci croci che avevano portato gli inservienti, alle croci sono appesi degli specchi.

Il rito ha tutto il significato della dualità essenziale del mondo e delle cose, dualità tanto cara alla concezione metafisica dei Tarahumara nonché religiosa, quella del due tra maschio e femmina ad esempio o il due tra il sole che sorge e quello che tramonta. Gli stregoni entrano nel cerchio al calare del sole, un danzatore saltella entrando ed uscendo senza mai lasciare il cerchio mentre lancia un grido di coyote.

Il Peyotl, ci dice lo stesso Artaud, è il simbolo dell'androginia, dunque il due deve trovare alla fine il suo Uno.

Questo peyotl è messo dentro delle buche che sono appositamente scavate, in queste buche si sputa e si peta, poi dopo ci si abbevera del peyotl.

Artaud dopo aver bevuto era completamente intontito e stava per addormentarsi, quando venne svegliato e portato dalle croci.

Artaud afferma che il segreto del rito consiste nella raspa, una trave su cui si sedevano tra una danza e l'altra gli stregoni, questo pezzo di legno porta il simbolo dei due triangoli dai vertici opposti, il simbolo della dualità, ma anche di un Uno e di questa linea che unisce i vertici che sarebbe il misterioso albero della vita (elemento presente in moltissime culture: i chakra in India sono l'albero della vita, il simbolo della Kabbalah non è altro che quello e lo è anche lo Yggdrasil dei nordici).

Artaud però non è guarito da questo rito.

Deleuze e Guattari
Deleuze e Guattari

  Il discorso dell'anti-psicoanalisi di Deleuze e Guattari, invece, va concepito nel contesto di un'impossibilità del darsi di una normalità come la soluzione, una normalità che non sia un'altra malattia.

Deleuze e Guattari denunciano la psicoanalisi di aver reso il desiderio sterile alienandolo in una casella vuota o nell'immagine della famiglia, come è il caso dell'Edipo, quando in vero il desiderio sarebbe produttivo.

Non voglio parlare di tutto l'Anti-Edipo, anzi non ne parlerò affatto, qui volevo fare solo alcune considerazioni sul concetto di divenire-animale presente nell'opera: Mille piani e sul modo in cui questo concetto si colleghi con la lettura di Castaneda.

Jung racconta, non ricordo se si trattasse di un episodio vero o di un romanzo, che un uomo alla sera andava davanti alla luna e si metteva ad abbaiare come un cane.

Questo uomo era perfettamente consapevole di non essere un cane, quindi si considerava libero di recitare la parte del cane senza problemi, senza essere pazzo, perché sapeva che faceva il cane e non era un cane, ma un uomo.

Tuttavia un giorno questa consapevolezza viene meno e lui crede davvero di essere un cane, allora diventa malato di mente; questo potrebbe essere un esempio di divenire animale.

Il divenire animale non è l'atto semplice di imitare il cane, non è nemmeno il fatto di essere un cane (attuale), ma si tratta di un processo a livello virtuale nell'inconscio dell'uomo, un processo del suo stesso desiderio (virtuale).

In pratica Deleuze e Guattari criticavano una psicoanalisi che concepiva il desiderare qualcosa come semplice identificarsi con qualcosa, loro invece arrivano a pensarlo come un divenire.

Così Nietzsche che abbraccia il cavallo all'uscita del teatro Carignano, che chiede scusa da parte di Cartesio agli animali, perché Cartesio aveva detto che non avevano l'anima e Malebranche, cartesiano, che credeva fermamente in questo, si dice che prendesse a calci i cani, era semplicemente coinvolto in diversi divenire-animale che riguardavano vari affetti (il caso del cavallo è poi il caso classico in cui l'amore è scambiato per follia).

Tutti questi divenire animale sono poi gli stessi dello stregone e dello sciamano nel suo viaggio astrale, perché lo sciamano entra in contatto con vari spiriti animali, ma non semplicemente in rapporto con questi, ma in una forma di metamorfosi, in un divenire quell'animale o il suo spirito.

Castaneda e suoi viaggi, i sogni con l'energia, le droghe e tutto il resto ricordano molto questo viaggio attraverso i vari divenire-animale, del resto sono gli stessi Deleuze e Guattari a citarlo.

Nel terzo esempio vorrei parlare del regista francese Jean Rouch, nato a Parigi nel 31 Maggio del 1917.

Rouch ha studiato antropologia ed etnologia, ha fatto una serie di lavori in Africa, in termini di cortometraggi ed in particolare in Nigeria.

Tra i suoi cortometraggi più famosi spiccano nomi come: Les Maîtres fous; Moin, un noir; Dionysos.

In questo caso vorrei parlare di Les Maîtres fous (i signori folli), un film ambientato in Niger che parla di nuovi riti africani di possessione, derivati dall'influenza coloniale e dal nuovo mondo tecnologico che si sono fusi con i vecchi riti africani. Si parla della setta degli Houka; gli Houka, per questi africani, sono gli spiriti della tecnologia.

Questo rito ci è di interesse in quanto prendono parte anche due malati di mente, visti come indemoniati dagli altri africani.

Questi due malati di mente, assieme ad altri malati, malati per varie colpe, sono lì per compiere un rito di guarigione.

Questi riti devono avvenire circa ogni domenica, all'inizio del rito viene presentata una persona nuova: un malato mentale nero del Niger, richiuso assieme ad un altro in un manicomio.

In seguito le persone malate, quelle colpevoli, sono divise dalle persone sane in due differenti gruppi.

I sani cominciano una danza con fucili e fruste formando un cerchio attorno ad un albero, il cerchio è il famoso cerchio sacro dentro il quale i malati non possono entrare se prima non sono posseduti.

Dopo di che cominciano le possessioni dei malati, prima cominciano ad agitarsi in modo folle con gambe e braccia, parlano in modo strano, urlano anche, sono completamente con gli occhi bianchi e le pupille quasi fuori dalle orbite, esce bava, molta bava.

Ogni persona per dimostrare di essere davvero posseduta adagia una torcia infuocata al petto.

Non è ancora chiaro come succeda questo fenomeno della possessione, la psicoanalisi pensa che sia un fenomeno molto simile a quello dell'ipnosi, quindi entrando in uno stato ipnotico profondo la persona sia alterata e faccia uscire la sua personalità inconscia o qualcosa del genere.

Gli uomini sono posseduti da spiriti, alcuni spiriti sono tecnologici, per esempio un taxi, il pullman, altri invece sono umani, per esempio lo spirito del generale o quello del governatore.

Durante il rito, nella totale follia generale di questi malati, nel loro viaggio nella malattia, offrono in sacrificio un cane e decidono di mangiarselo.

Non è chiaro bene come, ma alla fine del rito tornano tutti normali e quando chi ha filmato il cortometraggio è tornato a vedere il giorno dopo come stavano: erano tutti felici e sani.

In particolare i due malati di mente erano di colpo guariti, finalmente usciti dal manicomio definitivamente.

Questo cortometraggio infatti si conclude con l'interessante domanda su se questi africani abbiano delle conoscenze che noi stessi non possediamo e che invece potrebbero esserci utili.

In questi tre esempi volevo mostrare la malattia come viaggio, come tentativo in parte di arrivare ad una nuova luce.

Anziché rimanere in una tensione narcisistica perenne di fronte alle acque dell'inconscio, un bel tuffo nel lago per passare dall'altra parte dopo aver sondato le sue profondità.

Il concetto di normalità è stato oramai da moltissimo tempo problematizzato, in parte è caduto, qui è molto relativizzato, ma il mio obiettivo è la normalità liquida.

Forse non si tratta di diventare normali, ma semplicemente di diventare se stessi in un modo tale da essere in armonia con sé.

Se il sesto stadio sessuale non fosse altro che l'ennesima fissazione? anche se ci fossero degli stadi superiori, non è che il problema sta proprio nella fissazione? nel fatto che per forza si deve avere un'essenza, essere qualcosa o avere un'identità rigida?

Che dire invece di un soggetto come punto di indeterminazione che si sposta da punti fissi ad altri, senza mai essere nulla e quindi potendo essere qualsiasi cosa?

Forse essere se stessi non consiste nel cercare di diventare un'essenza già costruita o riscoprire la propria essenza, ma disfare ogni essenza in modo molto originale e a modo proprio, costruire quindi una catena di trasformazioni e cambiamenti di cui siamo la sintesi e quindi fare noi stessi.

Ci sono due limiti nella psicoanalisi che qui voglio affrontare velocemente alla fine di questo articolo, essi sono: il fatto che la psicoanalisi non riesca a concepire una coscienza che possa essere qualcosa di più dell'Io; poi il fatto che la psicoanalisi, soprattutto in Lacan, non riesce a concepire una psicosessualità che non sia o quella sterile del castrato (il n'y a pas de rapport sexuel, sessualità del normale) o la sessualità perversa, sado-masochista del malato di mente (uno stupro generato dall'appropriazione dell'oggetto del desiderio, in particolare nello psicotico).

L'Io o meglio l'Ego, è solo una falsa identificazione, molto spesso costruita dal potere stesso (per chi è interessato si legga le opere di Foucault contro la psicoanalisi, ma vanno bene anche le opere che prima citavo di Deleuze e in parte gli scritti di Althusser), per cui il voler tornare all'Io o costruire questa unità a tutti i costi non salva nessuno, la normalità come l'abbiamo sempre intesa, la stessa psicoanalisi ha ammesso non essere davvero la salute.

Piuttosto si dovrebbe mettere in discussione la coincidenza dell'Io con la coscienza, magari tornare al concetto di trascendenza dell'Ego da parte della coscienza della filosofia di Sartre.

Quando siamo perfettamente consapevoli di noi stessi siamo oltre noi stessi, la coscienza ci permette di fare un viaggio verso la normalità liquida oltre l'io.

Il dualismo della concezione sessuale inoltre potrebbe essere superato semplicemente con una concezione di psicosessualità tantrica, cosciente, dove il godimento è prolungato per rimandare il piacere, come nell'amor cortese.

(foto da biografiasyvidas.com, image.slidesharecdn.com, cylcultural.org/cine/artaud/artaud)